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La campagna di scavo 2022 nel sito
archeologico di Doss Penede ha coinvolto studenti delle università
di Verona, Trento, Ferrara e Modena Reggio Emilia Il Garda dell’Età del Bronzo affiora a Nago-Torbole |
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![]() A destra, un particolare del sito archeologico di Doss Penede a Nago-Torbole (credit: unitn.it) |
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17.11.22 - Su una terrazza naturale affacciata sul lago di Garda,
nel sito archeologico di Doss Penede, vicino all'abitato di Nago
(Tn), sono stati portati alla luce nuovi reperti che vanno dall’età
del Bronzo alla seconda età del Ferro fino al periodo romano. Il
ritrovamento rientra nell’ultima campagna di scavo condotta
dall’Università di Trento con la Soprintendenza per i beni culturali
e il Comune di Nago - Torbole. L'area era conosciuta già a partire
dagli anni Novanta del secolo scorso, ma è divenuta oggetto di
indagine all’inizio del 2019. Da quella data, l'area, viene
utilizzata anche come spazio didattico per studenti e studentesse di
UniTrento e di altri tre atene. Opportunità estesa anche agli
iscritti e alle iscritte delle università di Ferrara, Modena e
Reggio Emilia e Verona nell’ambito del corso di laurea magistrale
inter-ateneo in Quaternario, preistoria e archeologia attivo dal
2014. In una nota dell'università di Trento si legge: «Doss Penede – racconta Emanuele Vaccaro, docente di Archeologia classica al Dipartimento di lettere e filosofia dell’Università di Trento e responsabile scientifico dello scavo – conosce tre grandi periodi di occupazione. La prima, la più antica, risale all’età del Bronzo Recente, tra la metà del XIV secolo a.C. e il secolo successivo. Il sito si caratterizza poi per un’espansione significativa nella seconda età del Ferro, quando il territorio altogardesano era abitato dalle popolazioni retiche. L’ultima grande occupazione si colloca tra la romanizzazione e la tarda età imperiale, all’incirca tra la metà del I secolo a.C. e gli inizi del IV secolo d.C. È un sito molto esteso, più di tre ettari, capillarmente occupati, come sembrano dimostrare i risultati della campagna 2022. Quello che abbiamo scoperto finora ci permette di ipotizzare che l’insediamento non sia nato come iniziativa spontanea di una comunità locale, ma piuttosto come progetto organico, frutto di un’iniziativa pubblica, probabilmente legata alla città di Brixia (Brescia)». E subito dopo: «Questo è un luogo estremamente importante nell’ambito della ricerca archeologica del Trentino», aggiunge Cristina Bassi, archeologa all'Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali. «In primo luogo per l’estensione, ma anche per lo stato di conservazione stupefacente e per il ruolo particolare di questo luogo rispetto alle testimonianze emerse finora nell’Alto Garda. Le prospettive di ricerca sono davvero importanti, soprattutto considerando che fino ad ora è stata indagata una minima parte dell’area. Doss Penede è anche un ottimo esempio di collaborazione fra amministrazioni, in cui ciascuna ha un ruolo specifico in base alla propria vocazione: la Soprintendenza cura il coordinamento, la supervisione e l’organizzazione; l’Università di Trento mette in campo le proprie competenze e offre opportunità a studenti e studentesse; il Comune dà un grande sostegno all’iniziativa, con un impegno che non è solo economico, ma anche intellettuale e progettuale». La campagna di scavo 2022 si fermerà nei prossimi giorni per la pausa invernale. (Red) Vedi www.unitn.it |
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